Ha preso il via in Svizzera l’ambizioso progetto di Village Office, che si pone l’obiettivo di creare sufficienti spazi di Coworking entro il 2030, per permettere a tutti i lavoratori di avere il proprio ufficio ad una distanza temporale di 15 minuti dalla propria abitazione.
Spazio di lavoro condiviso
Nel 2005 a San Francisco alcuni lavoratori sperimentarono per la prima volta lo spazio di lavoro che prenderà poi il nome di Coworking. L’idea alla base del progetto prese forma nella testa di Brad Neuberg, che sulle pagine del New York Times spiegò quale fu la domanda fondamentale che lo portò all’idea dello spazio condiviso:
“…sembrava che potessi avere un lavoro, che mi avrebbe dato struttura e comunità, oppure potevo essere libero professionista e avere libertà e indipendenza. ma perché non potevo avere entrambi?”
Da qui prese il via l’azione ed oggi, dopo 14 anni, gli spazi di Coworking sono attivi e funzionanti in tutto il mondo, dall’Argentina all’Australia, con il primato che spetta agli Stati Uniti, dove troviamo spazi con nomi che sembrano collegati da qualche parte tra il comunismo degli anni ’60 e il capriccio dei giorni del dot-com degli anni ’90, come la Hive Cooperative di Denver, Office Nomads a Seattle, Nutopia Workspace in Lower Manhattan e Independents Hall a Philadelphia.
Nel 2010 il fenomeno ha iniziato ad acquisire dimensioni mondiali, espandendosi anche in Svizzera. A Zurigo in questo anno nasce il primo spazio Coworking, fondato da Jürg Rohner, che in occasione dell’inaugurazione lo definì come “una forma emergente di organizzazione contemporanea, la cui formula vincente è l’incrocio tra una casa, un internet cafè e l’ufficio tradizionale, senza che ci sia alcuna gerarchia”. (Ricordiamo che lo spazio nacque per ospitare le correnti del Nomadismo Creativo che fiorivano a centinaia in Europa, guidate dalla capofila Berlino).
(trovate quì un completo articolo su Swissinfo del 2010)
Una mera utopia?
La realizzazione di sufficienti spazi di Coworking per agevolare l’accesso all’ufficio di tutti i lavoratori svizzeri, secondo l’Università di Lucerna, è tutt’altro che un paradosso! In un documento di orientamento, gli esperti affermano infatti che la creazione di spazi di coworking avrebbe un impatto positivo che andrebbe a ricadere su alcune aree rurali, permettendo il rilancio dell’intera economia del paese e garantendo a moltissimi lavoratori di raggiungere la propria postazione in massimo 15 minuti.
Va ricordato inoltre che sempre più spesso importanti aziende internazionali cominciano a interagire con gli ambienti di Coworking: con l’intento di farsi “contaminare” dalla vena creativa che trovano all’interno degli spazi condivisi, i vertici aziendali cercano di aggiungere nuove idee e stimoli alla loro linea produttiva, come nel caso di Eni, Cisco e Ceres, che ultimamente hanno investito molto in questa direzione. Non è un caso infatti che altrettante grandi aziende abbiano deciso di creare dei propri spazi condivisi all’interno delle loro strutture: stiamo assistendo ad una graduale trasformazione degli spazi di lavoro classici a vantaggio di una sempre migliore qualità della vita del lavoratore.
Appare inoltre chiaro che la gestione degli spazi preposti a questo tipo di attività diventa essa stessa una fonte di business, dal momento che spesso molte aziende che aprono nuove filiali hanno bisogno in tempi rapidissimi di uffici pronti all’uso che per loro natura, strutturati in questo modo, costano molto meno. Come ci fa notare Michael Gross, vicepresidente di WeWork, società che ha l’obiettivo di creare una grande community con spazi dedicati al Coworking in tutto il mondo, le aziende si rivolgono a loro non appena portano a termine un’acquisizione, specie se vogliono aprire nuove sedi satellite o in località remote.
Altro vantaggio non indifferente riguarda i costi: la possibilità di condividere un ufficio, e quindi affittare lo spazio e non tutto l’ufficio, acquisisce una particolare rilevanza se il quartiere generale di un’azienda si trova in grandi città dove i costi degli affitti sono molto elevati.
Insomma, sembrerebbe che le attività svolte in spazi adibiti al Coworking possano essere una soluzione alla portata di tutti per migliorare l’ambito lavorativo.
In conclusione
Secondo un’indagine condotta da MyCowo, l’86% degli intervistati promuove gli spazi condivisi soprattutto per la flessibilità degli orari e dei luoghi; l’82% reputa fondamentale la possibilità di interagire con altre figure professionali (anche svariate) ed eventualmente istituire collaborazioni, ed Il 61% dei lavoratori in Coworking è attratto da questa formula anche per i bassi costi di affitto rispetto agli uffici tradizionali.
(qui potete trovare il forecast completo)
Ad oggi nel mondo esistono oltre 10.000 spazi di lavoro condiviso, con Londra al primo posto in Europa ed un trend in crescita dal 2005 sempre a due cifre (nel 2015 la crescita in Europa è stata del 36%). Questi numeri servono a dimostrare un aspetto fondamentale, strettamente connesso anche al fenomeno dello Smart Working: il Coworking in Svizzera ha ancora tutti i margini e tutte le carte in regola per poter crescere, anche a ritmo accelerato nei prossimi anni.
Speriamo bene, aggiungiamo noi: questa nuova formula di flessibilità lavorativa potrebbe garantire un enorme guadagno in termini di salute del lavoratore e qualità dell’ambiente.
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