01Feb

L’educazione ci insegna sempre a restituire un grazie per ogni buona azione che qualcuno compie nei nostri confronti, costui o colei possono averci semplicemente passato un cestino di pane a tavola o magari aver sanato i nostri debiti, in un modo o nell’altro, freddamente o con gli occhi lucidi, li guarderemo e gli diremo grazie. Ma siamo talmente influenzati dall’educazione a dire grazie che a volte questo semplice gesto dal significato così profondo diventa automatico, rischiando così di farci perdere il vero senso della gratitudine. Siamo circondati da meccanismi che innescano la vita, dall’ossigeno che respiriamo al moto degli astri più remoti, tutto ruota attorno ad un’unica costante, favorire la vita, ed è proprio con il riconoscimento, o meglio la gratitudine, che siamo in grado di apprezzare tutto ciò, al punto tale che spesso ci facciamo bastare un “grazie” o un “bravo” per sentirci completamente appagati per ciò che abbiamo fatto.

Ho vissuto un’infanzia molto tormentata, circondata da affetti irriconoscenti verso tutto ciò che facevo, specialmente nel rapporto tra madre e figlia non sono mai riuscita a costruire alcunché di basato sulla stima e la fiducia reciproca, aspetti che tanto mi avrebbero aiutato in seguito, quando da adulta mi sono ritrovata ad affrontare problemi ben più seri. Per gran parte della mia vita ho dovuto subire violenze di ogni genere e sebbene quelle fisiche siano state dolorose, le peggiori che ricordo sono sicuramente quelle morali ricevute da una mamma anaffettiva nei miei confronti al limite del pensabile, sentirsi ripetere costantemente “sei incapace a…, non riuscirai mai…, hai solo insuccessi…” mi stimolava a far sempre meglio, cercavo di mettermi in mostra con tutte le mie forze accudendo i miei fratelli, tirando a lucido la casa, studiando come una matta, cosa cercavo? Cosa volevo veramente? Un grazie, una carezza, una frase di incoraggiamento; solo ultimamente ho riconosciuto in lei gli atteggiamenti di un nonno (suo padre) davvero troppo autoritario e che probabilmente lei ha assimilato come l’unico comportamento possibile, non gliene faccio una vera e propria colpa, anche se in realtà ognuno di noi ha poi libero arbitrio su come comportarsi con gli altri a sua volta. A scuola stessa solfa, aiutavo i compagni, studiavo tantissimo, cercavo sempre di tendere una mano a chi rimaneva indietro, con il risultato opposto alle aspettative, ero additata come secchiona ed esclusa dalla cerchia di amici che si frequentavano senza me.

 

 

Noi diamo spesso per scontate proprio le cose che più meritano la nostra gratitudine. (Cynthia Ozick)

 

Ho imparato così nel tempo ad auto aiutarmi, apprendendo a mie spese che la prima forma di riconoscenza la dobbiamo sempre a noi stessi. Nell’ottica dell’auto aiuto, leggendo molto, ho scoperto lo scrittore Wallace D. Wattles che è considerato come il primo vero scrittore motivazionale, nel senso moderno del termine, egli scriveva “Noi siamo sostanza pensante e la sostanza pensante prende sempre la forma di ciò che pensa, la mente grata è costantemente fissa sul meglio; perciò, tende a diventare il meglio.” Attenzione! Questa potrebbe essere la madre di tutte le spirali positive! La gratitudine, ecco perché è importante rivalutare il riconoscimento (cambiamo punto di vista) e iniziare a usare la sua straordinaria forza energetica a nostro vantaggio. Riconoscere, apprezzare, mostrare gratitudine sono sentimenti che devono superare il limite di essere solo pensiero o emozione, devono diventare invece una vera e propria AZIONE ATTIVA, non dobbiamo mai far sì che essi diventino un gesto meramente automatico. Il nostro obiettivo è quello di arricchire ciò che abbiamo ricevuto vivendo pienamente il suo significato, dal semplice gesto di un amico, un abbraccio confortante, magari la soluzione di problemi più o meno grossi, riconoscere, o meglio esprimere riconoscenza, deve diventare non solo un gesto quotidiano ma un vero e proprio stato mentale, non voglio dire che dobbiamo stare sempre a testa china ringraziando a destra e a manca, anzi, dobbiamo invece imparare a riconoscere ciò che abbiamo e fare della riconoscenza un punto di forza tale da scardinare qualunque avversità. Siamo così abituati ad avere centinaia di “cose” o vivere migliaia di situazioni che iniziamo a dare per scontato davvero di tutto, cadiamo preda di una spirale negativa forse tra le peggiori, l’indifferenza. Soffermarsi insistentemente su ciò che non abbiamo, su quel che non va, sul dettaglio mancante, può diventare un’abitudine come per tutto il resto, ovviamente dobbiamo sempre porci degli obiettivi e altrettanto banalmente essi nella maggior parte dei casi riguardano carenze o lacune, ma un conto è pensare “voglio focalizzare la mia attenzione su questo aspetto che manca, e aggiungerlo alla lista dei miei traguardi” un conto è invece iniziare a puntualizzare ogni singola mancanza della nostra vita o nel comportamento altrui, correndo così il rischio concreto di perdere di vista il vero obiettivo. L’attenzione al “mancante” diventa un automatismo e con il tempo acquisirà un aspetto sempre più prevalente in grado di influenzare negativamente la nostra capacità di giudizio. Ecco perché è importante invece riconoscere il valore di ogni cosa, scomporre tutto il nostro piccolo universo e collocare ogni cosa al suo giusto posto iniziando per primi coll’essere grati a noi stessi dei traguardi raggiunti, riconoscendo così tutti gli sforzi fatti per conseguirli.

 

 

Una persona grata è grata in ogni circostanza. Un’anima che si lamenta, si lamenta anche se vive in paradiso. (Anonimo)

 

La riconoscenza è un sentimento che deve essere allenato costantemente, allenarsi a vivere nella gratitudine ci insegna ad aprire il cuore imparando così ad accogliere il valore di ciò che abbiamo, esattamente come il valore di ciò che vogliamo raggiungere. Impariamo ad essere grati per la vita, attenzione in questo caso non c’è bisogno di trascendere in sentimentalismi new-age o spirituali è sufficiente godere di un singolo raggio di sole, rimanere meravigliati per un arcobaleno o un albero che in quel momento ci regala un’emozione. Siamo grati verso noi stessi, esprimendo riconoscenza al nostro corpo per le mille battaglie quotidiane che deve affrontare, molte delle quali causate proprio dai nostri comportamenti privi di gratitudine, sovente inconsci del fatto che a volte non gli siamo riconoscenti per ciò che fa incessantemente da quando siamo nati. Valorizziamo il coraggio di una nostra azione, riconosciamo il valore di un nostro gesto o di un nostro sforzo. Impariamo in ultimo a esprimere la gratitudine verso gli altri, ecco questo è forse l’aspetto più difficile perché molto spesso viviamo questa cosa come un peso da togliersi in fretta senza considerare l’origine principale del gesto, la semplice volontà della controparte di compierlo; imparare a riconoscere un gesto solidale nei nostri confronti è il primo passo per creare quella condivisione che arricchirà il dono ricevuto, aiutandoci poi a contraccambiare con la stessa moneta. Siate riconoscenti a tutto ciò che merita gratitudine, magari iniziando a scrivere un piccolo diario della riconoscenza, potrebbe essere un’ottima appendice al diario quotidiano dei successi ottenuti che abbiamo già trattato qualche tempo fa, scriviamo due o tre cose della giornata trascorsa degne di riconoscenza, vedrete che con il passare del tempo, rileggendo le pagine del nostro diario, molti aspetti che oggi diamo per scontati acquisiranno un nuovo e più forte significato, impareremo così a riconoscere ciò che per noi è di vero valore, aiutandoci a perfezionare la lista degli obiettivi da raggiungere e contribuendo a creare in noi la forza necessaria a completarli.

 

#GemmaDeiNumeri1