«Non smetterò mai di dirlo: non si suona meglio per distruggere il nostro vicino, si suona meglio perché lui suoni meglio, si è orgogliosi di chi suona meglio». (Ezio Bosso 1971 – 2020)
Con questa stupenda frase Ezio Bosso ci mostrava la sua grande capacità di interpretare la vita e la sua visione del lavoro; un lavoro di squadra, una vita di miglioramenti, per se stessi e per gli altri, con l’unico obiettivo di rendere il mondo un posto migliore. Fortunatamente sono moltissime ormai le aziende che hanno compreso la forza di questo semplice pensiero, di una singola parola “collaborazione”.
Chi mi conosce sa che da sempre la penso allo stesso modo e che uno dei punti di forza dei miei collaboratori è proprio la ricerca continua della crescita personale e professionale, la scintilla in grado di innescare questa grande forza risiede proprio nella comprensione di questo messaggio e nella sua corretta applicazione, perché se è vero che è importante cercare di migliorarsi costantemente in ogni frangente e in qualunque circostanza è altrettanto importante comprendere perché ciò sia necessario alla nostra crescita personale e professionale; spesso ripeto che si deve sempre mostrare la parte migliore di noi stessi e molte volte mi concentro su come raggiungere questo obiettivo e con quali mezzi, ma oggi vorrei concentrarmi anche sul perché ciò sia necessario alla crescita di tutti quelli che ci circondano; proprio perché esattamente come diceva Ezio, lo scopo che deve animare la nostra volontà di miglioramento deve risiedere nella consapevolezza che questo sarà a sua volta lo sprone necessario a motivare anche chi ti sta vicino, siano essi amici, familiari o colleghi di lavoro. Sembra una semplice ragionamento, quasi banale in realtà, ma come abbiamo imparato molti dei ragionamenti più semplici sono poi quelli in grado di generare i risultati più grandi e a volte inaspettati.
Solo se facciamo tutti insieme un passo indietro, per fare tutti insieme molti passi in avanti, potremmo cambiare la vita degli uomini.
– Alexīs Tsipras –
Attualmente in molte realtà aziendali si respira un’aria fresca, una volontà di rinnovamento, cooperazione e collaborazione, ciò perché in molti hanno capito ormai che rendere il massimo in ogni situazione non vuol dire solo “primeggiare” ma vuole invece essere un’azione reale in grado di innescare una serie di attività a catena in tutti i componenti di una squadra di lavoro, diventando così un vero e proprio team coeso il cui unico scopo non è più quello di farsi solo “notare” da un dirigente, sperando in un qualche contentino, ma che invece diventi il motore per la vera crescita personale e il successo dell’azienda per cui si lavora!
Come si dice: “chi fa da sè fa per tre”, ma davvero pensiamo di poter risolvere tutto da soli? O è solo un modo per superare velocemente quello che per noi è un ostacolo in quel preciso momento? Per mia esperienza personale mi sono ritrovata spesso a dover affrontare la vita e i suoi ostacoli completamente da sola, ma ero davvero da sola? Direi di no perché anche in quei momenti avevo comunque l’affetto di chi mi amava veramente, pronto lì a darmi la carica per affrontare un nuovo giorno, e in effetti, a ben pensare non siamo mai veramente da soli nell’affrontare i problemi della vita, solo che a volte non ne siamo consapevoli, ed è proprio questa mancanza di consapevolezza il punto debole di qualunque strategia pensiamo di voler attuare per migliorare noi stessi e il mondo che ci circonda, la consapevolezza di non essere mai del tutto soli deve essere quindi il nostro nuovo punto di partenza per qualunque cosa vogliamo fare e qualsivoglia azione compiamo: Condivisione; visione d’insieme e volontà di contribuire al successo comune, sono tutte buone azioni da compiere quotidianamente per comprendere, e vivere appieno il vero teamworking e godere di tutte le possibilità che esso ci può offrire.
Il lavoro di squadra divide i compiti e moltiplica il successo.
– Anonimo –
Ogni azienda oggi dovrebbe puntare tutto sul lavoro in team per via dei grandi benefici che esso è in grado di apportare a tutto il gruppo di lavoro, pensiamo ad esempio come un team ben collaudato e coeso sia in grado di sostenere il singolo individuo nei suoi momenti di difficoltà e spesso non solo in ambito lavorativo, lavorare insieme allo stesso obiettivo inoltre aumenta di molto la propria autostima permettendoci a nostra volta di aiutare oltre che essere aiutati. Certo non è facile creare un team coeso e altrettanto difficile è farne parte, si devono seguire alcune regole fondamentali che devono valere per tutti, la definizione dei ruoli deve essere chiara, esattamente come l’obiettivo da raggiungere, il rispetto per il lavoro altrui e l’educazione devono farla da padrone, ed è importante mantenere sempre alta la motivazione e comunicare in maniera chiara e semplice qualunque cosa, in realtà quest’ultimo aspetto è quello che andrebbe curato con molta attenzione poiché spesso assistiamo a incomprensioni se non litigi, e di conseguenza malumori generali, proprio perché la nostra capacità di sintesi non è ben allenata, è bene sempre ricordare quindi che il dialogo è alla base di qualunque rapporto trasparente e sereno; impariamo anche a riconoscere i meriti dei nostri colleghi e le loro capacità a fare meglio alcune cose che magari per noi risultano ostiche, non cadiamo mai preda dell’invidia, perché come abbiamo letto negli scorsi articoli, essa è solo frutto della nostra incapacità di raggiungere un obiettivo che in quel momento ha raggiunto qualcun altro, cerchiamo invece di imparare quanto più possibile da quel collega che invidiamo; ascoltiamo che ha da dire e parliamo quando ce lo chiederanno, perché è proprio compiendo i semplici gesti di dare e ricevere che contribuiamo a creare una stupenda spirale positiva.
Partecipazione attiva, flessibilità, impegno cooperazione… come vedete sono tutte azioni che ben si sposano con il pensiero iniziale di quest’articolo, ossia l’idea che in un’orchestra il singolo, finanche il solista non è davvero nessuno se tutti gli orchestranti non lo sosterranno nel momento giusto; e il compito del team leader, in questo caso il direttore d’orchestra, deve essere proprio quello di saper scovare le potenzialità del singolo estraendo così il suo massimo valore possibile; non sono più “fighi” quelli che siedono in prima fila, esattamente come non sono di livello “inferiore” quelli che sono posizionati dietro, semplicemente è quello il loro posto, quello è il loro ruolo, in quel preciso momento, per quello specifico progetto, ognuno con il suo massimo e ognuno contribuendo con la sua crescita a far crescere il suo vicino, il suo collega, il suo team. Esiste qualche svantaggio? Certamente come per ogni cosa esiste sempre il rovescio della medaglia, ma in questo caso specifico sono tutti “rovesci” che possono essere ben gestiti anche solo con il buon senso, un esempio? Lavorando in team, specie quelli molto affiatati, si può cadere nella trappola degli spocchiosi, ricordate? Li abbiamo già trattati a suo tempo e abbiamo imparato a riconoscere una delle loro molteplici influenze negative sulla nostra vita, quella delle maldicenze, delle parole sussurrate, dei pettegolezzi; questo come molti altri aspetti simili, rientra nella lista delle cose da lasciar fuori dalla nostra vita sia personale che professionale, in sostanza quindi i rischi connessi al lavoro di squadra possono essere risolti con buon senso, educazione e rispetto per chi circonda e per chi in quel momento sta lavorando per noi e con noi. In conclusione non vogliamo migliorarci per PRIMEGGIARE, vogliamo farlo per aiutare gli altri a migliorarsi a loro volta ed essere così di stimolo per noi e per il nostro team.
#BePositive amici miei!
#GemmaDeiNumeri1