Stiamo assistendo ormai da anni ad una migrazione a dir poco epocale, sempre più persone stanno comprendendo l’importanza dei social come strumento attivo per cercare un proprio posizionamento nella società e non solo come uno strumento passivo per figurare in essa, centinaia di milioni di esseri umani hanno deciso di affidare la propria immagine alle vetrine social, e milioni e milioni ogni giorno cercano di emergere, di farsi notare, spesso nei modi più disparati. Ma perché siamo sempre costretti a scegliere tra un modo di apparire piuttosto che un altro? Perché non siamo in grado di gestire ciò che vogliamo proporre di noi stessi al mondo, semplicemente usando gli strumenti che la tecnologia e la società ci mettono a disposizione? Non staremo per caso cercando solo disperatamente un sistema per risolvere tutti i nostri problemi? Ricordate che non esiste un solo sistema per risolvere i problemi, ciò è possibile solo compiendo tante azioni quotidiane, con determinazione e tanta, ma davvero tanta, forza di volontà.
In un solo anno, dal 2019 al 2020, si calcola che gli utenti social siano aumentati di 400 milioni e se consideriamo che attualmente quelli che dispongono di una connessione a internet sono circa 4 miliardi e mezzo comprendiamo come questo aumento possa essere solo che esponenziale, ma anche come esso sia ancora ben lontano dal raggiungere il suo picco che forse un giorno comprenderà la quasi totalità della popolazione umana. Ma perché così tante persone ogni giorno, ogni minuto a dire il vero, scelgono di aderire ad un social network? In molti casi è curiosità, in altri la necessità di poter comunicare con un proprio caro lontano o addirittura irraggiungibile, a volte anche la necessità di condividere le proprie passioni, pensiamo a tutti quei gruppi che trattano di musica, film, libri o eventi storici. Ultimamente però la gran parte degli utenti social, grazie anche ad una maggiore offerta di piattaforme disponibili, si sta orientando verso un uso più professionale degli stessi, avendo compreso come in effetti una piattaforma di condivisione delle proprie informazioni personali e professionali, se ben utilizzata, possa diventare un formidabile strumento di ricerca del proprio posizionamento nella società, non ho usato appositamente il termine “professionale” per indicare il posizionamento poiché penso sia un errore relegare le funzionalità delle piattaforme, per così dire tecniche, al solo ruolo di scouting. Perché però, ad un certo punto della nostra esperienza sui social quasi smettiamo di interagire in altro modo con il mondo? Siamo solo pigri?
Viviamo in un mondo dove domina la virtualità, un mondo di maschere, apparenza e finzione. Il grande scopo della vita è trovare di nuovo la realtà.
(Fabrizio Caramagna)
L’enorme punto di forza dei social network risiede proprio nel fatto di essere in qualche modo relegati dentro uno schermo, sia esso del computer o dello smartphone fa poca differenza, dovendo infatti soddisfare il quotidiano bisogno di narcisismo che ognuno di noi a modo suo ha, grazie ai social network abbiamo la possibilità di esprimere noi stessi in maniera più o meno libera senza troppo pensare alle conseguenze, lampanti sono gli esempi dei cosiddetti leoni da tastiera che forti del fatto di essere invisibili ai più possono dare libero sfogo alla loro rabbia e frustrazione verso ciò che ritengono possa essere facilmente attaccato. Ecco quindi che anche uno strumento professionale come LinkedIn che vuol dare la possibilità di mostrare al mondo intero la nostra professionalità, le nostre peculiarità lavorative, le passioni e quant’altro necessario a creare un vero e proprio curriculum interattivo di esperienze, può con il tempo diventare un’arma a doppio taglio. Ma come? È necessario fare un passo indietro riprendendo l’aspetto importante della nostra evoluzione interiore relativamente all’autostima, ebbene uno degli aspetti più pericolosi legati all’uso massivo dei social media riguarda proprio l’autostima e come essa possa essere falsata da tutte le notizie che leggiamo quotidianamente su queste piattaforme, attenzione non mi sto riferendo alle famigerate fake news, quelle sono certa che siamo in grado di verificarle in autonomia, ma vorrei invece farvi riflettere su come in realtà siamo bombardati quotidianamente dall’illusione di mondi perfetti, fisici perfetti, coppie inossidabili, curriculum inavvicinabili oltre a tutta una serie di messaggi “positivi” che potrebbero invece generare una pericolosissima spirale negativa, rischiamo infatti di cader preda di un malsano spirito di competizione innescato da invidia e bassa autostima, potremmo iniziare a “mentire” leggermente su questo o quell’aspetto, potremmo addirittura pensare di non candidarci per quella posizione perché abbiamo dato un occhio ai profili concorrenti rimanendo atterriti da una serie di professionalità ritenendole superiori alle nostre, in pratica potremmo attivare in automatico una falsa percezione della realtà identificando in altri una serie di atteggiamenti “migliori” dei nostri. Persone più fortunate di noi, più simpatiche, più preparate; potremmo arrivare perfino a fingere di essere come loro pur di competere per dare un senso alla nostra esistenza, in un battibaleno potremmo ritrovarci nella condizione di passare ore e ore davanti ai social, sbirciando solamente i profili degli altri, identificando subito quelli che riteniamo essere migliori di noi, dimenticando che a volte, se non spesso, anche questi sono ampiamente falsati, cadendo infine preda di vittimismo e frustrazione, iniziando a “subire” i social media e non più a sfruttarli per creare occasioni spesso uniche.
Poniamo più attenzione nel far credere agli altri di essere felici che non cercare di esserlo veramente.
(François de La Rochefoucauld)
Continuo a trovare sempre incredibile come persone vissute secoli addietro (attenzione non anni) abbiano espresso concetti perfettamente coerenti con le problematiche del XXI secolo, ciò penso sia dovuto al fatto che alcuni dei grandi problemi che affliggono l’umanità siano in qualche modo sempre gli stessi, certo sono cambiati gli strumenti a nostra disposizione, ma sentimenti come l’invidia, la frustrazione e la bassa autostima sono rimasti uguali e tipici degli umani. È difficile resistere alla tentazione di voler piacere a tal punto da compromettere la veridicità del proprio carattere e dei propri sentimenti. Ecco questo è il vero nodo della questione, non basta apparire, non è sufficiente creare un’immagine ad arte che tenti di rappresentare ciò che vorremmo essere, e sicuramente essa non può essere veicolata su un solo strumento, come se esso improvvisamente fosse la soluzione a tutti i nostri problemi, questo lo hanno capito tutti quelli che come me lavorano quotidianamente con i social media, ma anche con il telefono, con l’agenda con gli appuntamenti (covid permettendo) con le email e con le lettere di presentazione, sì! Quelle cartacee scritte di proprio pugno, sapete esistono ancora! Siamo sempre più interconnessi, sempre più “visibili” e anche chi non parla di sé agli altri può riuscire, con un pochino di furbizia, a costruire sul Web un’immagine molto precisa e dettagliata per chi legge e ascolta. Viviamo e costituiamo l’epoca della personalità narcisistica, dell’auto-celebrazione, dei selfie, della focalizzazione solo su se stessi e stiamo seriamente compromettendo tutto il resto, stiamo lentamente abbandonando altre forme di comunicazione che richiedono uno sforzo maggiore una reale “trasparenza” un impegno costante, molti pensano ormai che pochi minuti su una piattaforma possano bastare per inviare una candidatura e attendere così la “chiamata” che cambierà la loro vita per sempre. No cari amici miei, non commettiamo mai questo errore, non pensiamo mai che possa bastare una foto e qualche commento per far di noi quel professionista che tanto ammiriamo, dietro ogni persona di successo c’è sempre tanto sudore, sacrificio e rinunce che spesso non traspaiono nei profili perché non ci soffermiamo a leggere tra le righe. A parte qualche raro caso, il successo si ottiene solo con l’impegno e con la perseveranza, certo ci sono persone che hanno maggiori possibilità, magari economiche o fortune perché magari sono nate in famiglie già posizionate, ma quante di queste, realmente, hanno poi dimostrato di essere all’altezza delle fortune ricevute? Riflettiamo su questo ricordando che l’apparenza non basta, serve la sostanza per andare avanti, non bastano un paio di commenti e una foto carina su un profilo per far di noi un professionista di successo.
#GemmaDeiNumeri1