#5 Ascolta prima di parlare
Procediamo spediti verso il traguardo, e stiamo riuscendo a comprendere pienamente i meccanismi che determinano uno stato di felicità. Abbiamo preso l’iniziativa, abbiamo pianificato e dato il giusto peso al nostro impegno, siamo ora consapevoli del fatto che possiamo “riuscire” in ciò che vogliamo, eppure con quello che tratteremo oggi, mancano ancora tre punti, tre nodi essenziali direi, perché come per molte cose, più ci addentriamo in profondità, più la difficoltà aumenta, e in questo caso specifico ci toccherà, anche solo per un momento, tornare bambini! Eh sì, dovremmo tutti provare a chiudere gli occhi ed ascoltare il suono della natura; il mare in una conchiglia, o il vento che trasporta il canto delle foreste, insomma proviamo a risvegliare un ricordo legato all’ascolto. È proprio con l’ascolto infatti, specialmente da bambini, che il nostro cervello mette in moto una serie infinita di meccanismi assimilando il più possibile di ciò che a volte non può “vedere”.
Saper ascoltare vuol dire avere la capacità di fermarsi di fronte ad un interlocutore e comprendere profondamente il significato di ciò che sta dicendo; non pensate che l’ascolto sia semplicemente capire ciò che ci arriva alle orecchie, in realtà mettiamo in moto una gran quantità di meccanismi, tutti atti a comprendere meglio ciò che stiamo ascoltando, coinvolgendo anche altri sensi, per fornire al nostro cervello i maggiori input possibili. Analizziamo il comportamento, la dialettica del corpo, i segnali involontari, cerchiamo cioè di capire se la persona sta dicendo la verità e quale tipo di reazione si aspetta, entriamo nella fase di ascolto “attivo” come quello usato dai giornalisti più esperti, che sono così in grado di mantenere la conversazione su un piano più intelligente ed approfondito.
La gente non ascolta, aspetta solo il suo turno per parlare.
(Chuck Palahniuk)
Essere in grado di padroneggiare l’arte dell’ascolto, ci porterà alcuni vantaggi concreti, oltre agli aspetti legati all’educazione, impareremo ad attingere ad una fonte inesauribile di informazioni, potremo scrutare punti di forza e debolezze del nostro interlocutore, arrivando ad attivare un meccanismo di difesa inconscio che ci aiuterà poi a non commettere gli stessi errori.
Il primo passo per imparare ad “ascoltare” è saper scegliere il momento giusto, il famigerato timing. Che, seppur essenziale in praticamente qualsiasi azione, nello specifico diventa un elemento direi quasi “vitale” se usato in una conversazione.
È inoltre importante imparare a selezionare con cura tempi e modalità dei nostri interventi, capire che le conversazioni dovrebbero essere fatte sempre di persona, in un luogo adatto, ragionando se la persona oggetto della conversazione è impegnata, e a che livello, anticipando magari una parte del contenuto con una mail per valutare la disponibilità, in sostanza diventando ascoltatori attivi, saremo in grado di ottenere davvero il massimo da qualunque conversazione, aggiungendo in questo modo un altro tassello importante alle nostre sette regole per la felicità, perché è bene ricordare che tutte queste regole non sono l’elisir per una vita felice, dipende da voi metterle in pratica, e sempre da voi dipende la loro buona riuscita, dal modo in cui interpreterete la vita, applicando queste regole d’oro.
Impariamo quindi ad ascoltare, a percepire, a catturare tutte quelle minuscole informazioni, che possono fare la differenza tra vittoria o sconfitta.
Impariamo anche ad ascoltare noi stessi, i bisogni del nostro corpo, i messaggi del nostro inconscio, l’intuito, e tutti quei segnali che ci vengono da dentro e che a volte per il troppo stress non consideriamo come dovremmo.
La comunicazione parte non dalla bocca che parla ma dall’orecchio che ascolta.
(Anonimo)
Le 7 regole della felicità
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#GemmaDeiNumeri1