Attenzione a cosa i profili social dicono di voi!
Sempre più spesso i recruiter utilizzano i social per ricercare i profili adatti alle loro esigenze, e mai come oggi è alto il rischio di passare in secondo piano a causa dell’immagine personale proposta nel proprio profilo.
I social media sono parte integrante della nostra vita, nell’ultimo decennio abbiamo assistito alla loro crescita esponenziale e alla loro penetrazione nella quotidianità di ogni individuo, di conseguenza è necessario che ognuno di noi pensi alla propria identità digitale nonché all’immagine personale che appare online, con una attenzione particolare alla propria Privacy, argomento di cui ci siamo occupati recentemente.
Analizzando brevemente il panorama dei principali social ne troviamo alcuni che sono lo specchio dei nostri pensieri come Facebook, dove spesso le persone cercano e ritrovano amici, conoscenti e parenti lontani, oppure con una propensione più artistica verso la fotografia, come Instagram. Accanto a loro spopolano poi Twitter e Linkedin, tutti con numeri di utenti elevatissimi e prestazioni in notevole crescita.
Ma come si pone il mondo del lavoro verso questi nuovi strumenti? Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un netto distinguo tra l’uso personale dei social e la creazione di un profilo professionale. Nel primo caso le aziende cercano in tutti i modi di limitare ai propri dipendenti l’accesso e l’utilizzo dei social durante l’orario di lavoro, e non è difficile immaginare perché: distrazioni, perdite di tempo, abbassamento della produttività sono solo alcune delle conseguenze negative nell’utilizzare i social durante l’attività lavorativa. È stato stimato, per esempio, che le ripetute notifiche ricevute da Facebook & co. fanno perdere a un lavoratore medio circa il 28% della giornata lavorativa, che si traduce in potenziali perdite per l’impresa del valore di svariati miliardi di dollari all’anno.
Nel secondo caso, invece, il profilo professionale aiuta i candidati a farsi conoscere e instaurare relazioni legate all’ambiente lavorativo. Ricordiamo inoltre, che l’utilizzo da parte dei recruiter dei social network per trovare i talenti adatti alla propria realtà è diventato ormai una prassi consolidata.
L’analisi dei recruiter non si ferma alla lettura sommaria del profilo dei potenziali candidati, ma si concentra su vari aspetti come la visualizzazione delle attività, dei commenti o delle interazioni della persona: notizie, condivisioni e “like” possono dare un’idea del carattere o degli orientamenti della persona ricercata. Ovviamente, un recruiter serio e professionale non giudicherà mai fattori come l’orientamento politico, sessuale o religioso, ma potrebbe ad esempio scovare commenti negativi oppure frasi che rivelano una personalità poco incline al cambiamento o poco collaborativa.
Molte aziende, specialmente quelle maggiormente digital-oriented, si stanno adeguando alla possibilità che contenuti o informazioni collegate alla propria impresa possano circolare liberamente sui profili social dei dipendenti, e per questo stanno creando Privacy Policy ad hoc dedicando sempre maggiore attenzione alla loro reputazione digitale; capita spesso, infatti, che commenti negativi pubblicati contro il proprio collega o superiore possono contribuire a minare l’equilibrio armonico all’interno dell’organico aziendale, ed un recruiter attento riuscirà immediatamente a scovare questo genere di indizi digitali che potrebbero influire negativamente sull’immagine di un candidato.
Secondo uno studio condotto da CareerBuilder.com, la maggior parte dei responsabili delle selezioni ha analizzato il profilo social dei candidati per avere una ulteriore valutazione che vada al di là del curriculum, delle referenze o della lettera di presentazione, e come riporta lo studio
“…il check dei profili social dei candidati avverrebbe nella maggior parte delle aziende in una fase preliminare, prima ancora dell’accesso agli eventuali colloqui o prove selettive…”.
Capita di frequente che i recruiter analizzino il profilo professionale del candidato anche per comprendere al meglio se la linea di pensiero della persona possa combaciare con quella aziendale.
Ora potremmo disquisire a lungo sul fatto che ciò sia lecito o meno e fino a che punto le normative in materia di privacy possono tutelarci, ma che tale prassi sia diventata comune è ormai certo. Per questo motivo è bene ricordarsi che esistono diverse piattaforme social, e quando si decide di utilizzare questi strumenti per cambiare, arricchire o migliorare il proprio percorso lavorativo, bisogna mantenere un atteggiamento professionale: ricordate il caso della dipendente di Nestlè che fu licenziata per aver pubblicato dei commenti negativi verso i suoi superiori sul proprio profilo? La decisione del licenziamento venne confermata dalle autorità perché fu ritenuta lesiva per le persone e per l’azienda. Questo non significa che dobbiamo essere tutti buonisti e non esprimere le nostre opinioni, ma è importante ricordare che proprio per la natura dei social (specie quelli personali) ogni nostra azione sarà visibile da tutti e se decidiamo di commentare o criticare lo dobbiamo fare in un’ottica costruttiva e utilizzando un comportamento adeguato.
Utilizzare al meglio i social
Riprendendo quanto accennato prima, dobbiamo distinguere i vari social, perché non sono infatti tutti uguali come molto spesso si è tenuti a credere (a volte per via anche delle interfacce simili). È importante decidere quindi dove comparire e in che modo, dato che tutte le piattaforme hanno l’obiettivo di attrarre gli utenti e si stanno ritagliando un proprio spazio nel mondo virtuale.
Il consiglio è di distinguere le piattaforme per ciò che veramente sono, e se a livello professionale la più importante è Linkedin, possono comunque essere creati account differenti per finalità diverse su diversi social.
Chiunque utilizza un account su Facebook sa che ha la facoltà di cambiare il proprio nome o aggiungere un soprannome/nomignolo, oppure sa che può decidere come impostare le autorizzazioni per la condivisione e visualizzazione dei post e delle notizie (ancora una volta, il discorso legato alla privacy ci coinvolge più di quanto immaginiamo): si può infatti decidere che un certo post venga visualizzato solo dagli amici, limitandone anche la ricondivisione (e questo impedirà a chiunque al di fuori della nostra cerchia di amici e parenti di visualizzare contenuti che riteniamo personali), e se volete cambiare il vostro pubblico, inteso come coloro che vedono i vostri aggiornamenti, potrete sempre rivedere in un secondo momento la vostra politica della privacy e scegliere nel dettaglio cosa fare apparire di voi.
Quanto alla sfera professionale, Linkedin deve essere visto come il vostro biglietto da visita per i recruiter ma anche per le aziende o per professionisti con i quali intrecciare relazioni.
Il consiglio per avere una buona immagine su Linkedin è quello di pubblicare articoli o condividere notizie legate al mondo del lavoro o comunque inerenti alla sfera professionale delle persone – in poche parole, è meglio evitare i giochi o i post senza alcun significato.
Altro aspetto molto importante se siete alla ricerca di lavoro, ma anche se non lo siete e volete dare una buona immagine di voi, è quello di essere completi nelle descrizioni e di riempire tutti i campi possibili: quando Linkedin vi suggerisce di fornire una descrizione dell’azienda dove avete lavorato, indicatelo in breve e fornite tutte le informazioni su quelli che sono o erano i vostri compiti, oppure indicate gli studi che avete compiuto o le certificazioni ottenute, così come non lasciate vuoti i campi relativi alle vostre competenze.
Linkedin, come detto costituisce il nostro biglietto da visita, ed è spesso il primo contatto che abbiamo con altri professionisti, quindi anche il consiglio più scontato è assolutamente fondamentale: “attenzione alla grammatica!” in quello che scrivete (meglio rileggere i post prima di condividerli) e attenzione all’immagine del profilo.
perché mettere una nostra foto in costume o con espressioni buffe?
In conclusione, possiamo ribadire che quando si decide di aprire un profilo social lo si deve fare nella piena consapevolezza di trasmettere molti aspetti della propria vita reale in rete, quindi è sempre molto importante tenere presente gli aspetti legati alla privacy, alla gestione della propria presenza online ed essere attivi nelle interazioni; selezionare amicizie e gruppi coerenti con il nostro pensiero e – soprattutto nel caso di Linkedin – prestare particolare attenzione a tutte le iterazioni che facciamo.
Molte aziende stanno decidendo di chiudere i propri profili su Facebook investendo più risorse su Linkedin o Instagram, come nel recente caso di Unicredit, ci sentiamo quindi di consigliarvi di gestire con cura il vostro profilo personale, indipendentemente da quale esso sia, visto che ormai forse non è più tanto “personale”.
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